Un’attrice da sola in scena con tanti personaggi, un musicista che cerca le canzoni perfette di una vita, due piedi che spuntano da un divano…
di e con SILVIA PAOLI
regia ANDREA MACALUSO
musiche dal vivo di FRANCESCO CANAVESE
luci LUISA GIUSTI
La buccia è l’involucro che protegge, il contenitore, ciò che sta a contatto con l’esterno, con il mondo. La buccia è il disegno delle esperienze di chi la indossa e può essere ammaccata, lucida, macchiata, liscia, vecchia, profumata, avvizzita, acerba. Il corpo è la nostra buccia e porta le tracce della nostra vita: ogni buccia è diversa, unica, con i suoi particolarissimi segni. Una cicatrice provocata da una caduta dalla bici, un livido per una botta presa, il segno di un’operazione subita, un tatuaggio, le rughe del tempo che passa… Quindi il corpo è il testimone dell’età che stiamo vivendo e che abbiamo vissuto.
Cosa succede allora quando s’impone al tempo di fermarsi? Cosa succede quando ci viene negato di vivere la nostra età, quando alla buccia s’impedisce d’invecchiare, di mostrare i propri segni e perfino di morire? Quando le adolescenti si rifanno il seno a diciotto anni e le signore ottantenni ballano il can-can in televisione? Succede che il nostro corpo smette di essere testimone e diventa soggetto, l’unico soggetto che ha il dovere di essere bello e giovane, di non invecchiare. E così la buccia si dimentica di essere buccia.
Un salotto, una veglia, personaggi che passano, sostano, parlano, si raccontano; senza tragedia, anche ridendo, presentando le età che dovrebbero comporre una vita, in una dimensione che talvolta appare surreale, esagerata, ma che comicamente rispecchia esattamente la nostra realtà. Chi è morto? Chi è molto vivo, chi sopravvive, chi è vecchio, chi è giovane? E in base a cosa diamo l’età ad una signora?